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La tristezza della disperazione

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Per preparare un’insalata bisogna prendere un cespo di lattuga fresca, tagliarlo a strisce in senso longitudinale (30 secondi), sciacquarlo sotto l’acqua (40 secondi), asciugarlo con un panno da cucina (40 secondi), metterlo in un contenitore (10 secondi), condirlo con un goccio d’olio, un pizzico di sale e -facoltativamente- una spruzzata d’aceto (20 secondi): in tutto fanno 140 secondi, diciamo tre minuti volendosi tenere larghi.
Per cucinare un sugo al pomodoro e basilico occorre sbucciare uno spicchio d’aglio (15 secondi), metterlo in una padella con un filo d’olio (15 secondi), aspettare che soffrigga (60 secondi), aprire un barattolo di polpa di pomodoro (5 secondi), buttarcelo dentro (1 secondo), salare (5 secondi), aspettare che si scaldi (240 secondi) e terminare la cottura dopo averci aggiunto qualche fogliolina di basilico: in tutto fanno 341 secondi, diciamo approssimativamente sei minuti.
Ebbene, voi credete davvero che tutti quelli che comprano l’insalata in busta già tagliata e lavata, o il sugo pomodoro e basilico già pronto nel vasetto, non abbiano tre o sei minuti liberi per ottenere lo stesso risultato in modo più genuino e spendendo la metà? Mi pare chiaro che la risposta è no.
Eppure nei supermercati le insalate in busta e i sughi pronti, oltre a tutta una serie di ulteriori prodotti simili che non sto ad elencare per brevità, vanno via come il pane; il che equivale a dire che le persone li comprano, strafottendosene di mangiare una cosa più buona ed economica, nonché di rilassarsi facendo una cosa semplice per loro stesse, in ragione della supposta necessità di risparmiare una manciatina di minuti.
Non sto parlando, badate, di un esercito di cretini: conosco un mucchio di individui intelligenti che comprano quotidianamente quella roba, e questo post non è in alcun modo un attacco alla loro libertà di scelta. Dico soltanto che a mio parere li stanno fregando, che stanno facendo loro il lavaggio del cervello, che li stanno scientificamente convincendo ad adottare comportamenti insensati.
Mi pare un’ottima metafora del tempo in cui viviamo: oltre a farci spendere il doppio ci raccontano che ci stanno facendo risparmiare tempo, mentre in realtà quel tempo ce lo rubano. Lo sottraggono a noi stessi, quel tempo, alle piccole cose che potremmo fare con gioia, e dopo avercelo portato via se lo fanno anche pagare, come se fosse loro. E magari, sotto sotto, ci suggeriscono che i minuti strappati al taglio dell’insalata o al soffritto dell’aglio potremmo sommarli, metterli via, unirli tutti insieme e infine dedicarli ad attività più costruttive e gratificanti.
Tipo uscire e comprare qualche altra cosa.
Possibilmente inutile, sennò poi magari finiamo per dedicarle del tempo.

La tristezza della disperazione

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